Il mercato della pasta in Italia
L’Italia è un punto di riferimento per produzione, consumi ed export nel settore pasta. A conferma della buona salute del comparto, basta ricordare che la pasta italiana genera il 3,5% del fatturato nazionale dell’industria alimentare.
Numeri alla mano, si conta una produzione totale di 3.505.649 tonnellate di prodotto dai mille formati, per un valore di 5.035 milioni di euro, di cui 1,43 milioni sono destinati al consumo interno (43,5%) e 1,93 milioni alle esportazioni (56,5%).
La filiera del grano conta circa 200mila aziende agricole per una superficie dedicata pari a 1,28 milioni di ettari. Tali aziende agricole sono principalmente distribuite in tre aree geografiche: Puglia-Basilicata con il 30% della produzione, Sicilia con il 22% e l’area Emilia Romagna-Marche che vale circa il 15%.
Le imprese di prima trasformazione sono circa 350, di cui 125 dedicate esclusivamente alla molitura del grano duro, per un totale di circa 7.500 addetti.
Export della pasta italiana: i dati relativi ai mercati esteri
La leadership italiana è fortemente riconosciuta anche nel mercato globale e nonostante la concorrenza internazionale sia notevolmente aumentata, l’Italia rimane forte dei suoi primati. Oggi, il nostro paese, rappresenta il 67% della produzione europea e circa un quarto dell’intera produzione mondiale di pasta secca. In pratica, nel mondo un piatto di pasta su quattro è italiano e in Europa addirittura tre su quattro.
L’Italia conserva la leadership mondiale nella produzione di pasta (3,5 milioni di tonnellate) seguita dagli Stati Uniti (2 milioni), dal Brasile (1,1 milioni), dalla Russia (1 milione) e dalla Turchia (850 mila).
La pasta è stato il prodotto più esportato durante la pandemia. Nel periodo, ha fatto registrare un balzo del 16%, in netta controtendenza con l’andamento del Made in Italy, per un valore superiore a 3,1 miliardi nel 2020.
Tra i dati più significativi relativi al consumo di pasta italiana, c’è l’aumento record registrato dagli Stati Uniti, che con la pandemia, ha fatto registrare un +40%, seguito dai buonissimi numeri della Germania (+16%), Gran Bretagna (+19) e Francia (+4,3%).
Tra i suoi punti a favore, la produzione della pasta annovera anche un basso impatto ambientale: negli ultimi dieci anni sono stati ridotti i consumi idrici del 20%, le emissioni di anidride carbonica di circa il 21% e i rifiuti recuperati sono più o meno il 95% del totale.